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martedì, 19 Marzo 2024

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Il vescovo Calogero La Piana e il dottor B: storia d’amore e di denari

Calogero La Piana è stato vescovo della diocesi di Mazara del Vallo da novembre 2002 a novembre 2006.

A Messina c’è un’altra storia che il Vaticano ha preferito coprire con una coltre di silenzio. Riguarda un pezzo da novanta della curia siciliana, il vescovo emerito di Messina Calogero La Piana. Un potente salesiano nominato nel 2006 da Benedetto XVI metropolita della città. Per nove anni La Piana indossa la mozzetta con rigore inflessibile, respingendo con fermezza le accuse di chi lo considerava troppo vicino al sindaco di Mazzarrà Sant’Andrea (l’ex seminarista Salvatore Bucolo), e soprattutto rimuovendo e trasferendo arcipreti (come don Salvatore Sinitò e don Maurizio Colbacchini) accusati da voci maligne di aver infranto il sesto comandamento con ragazze e parrocchiane tramutatesi in amanti.

Nel pieno delle funzioni di governo, improvvisamente, il 24 settembre del 2015 Calogero detto “Lillo” annuncia ai fedeli sgomenti di aver dato nelle mani di Francesco rinuncia irrevocabile al mandato pastorale della diocesi. Motivo ufficiale delle dimissioni, spiega la sala stampa vaticana, le difficili condizioni di salute del monsignore. Nient’altro. «Questa Chiesa è stata distrutta, così come la mia famiglia e chi mi sta vicino. Ho servito la città come ho potuto ma non la lascio bene», attaccò durante una conferenza stampa due giorni dopo aver dato la ferale notizia.

In realtà, le dimissioni – più che alla salute – sono dovute all’incredibile vicenda, iniziata qualche anno prima, che ruota attorno all’eredità del dottor B. Un uomo mai sposato e senza figli, da sempre devoto alla Madonna e alle gerarchie ecclesiastiche della città che, essendosi ammalato gravemente, scrive un testamento olografo davanti al notaio. Dopo aver deciso di regalare uno dei suoi appartamenti a una lontana parente e una cospicua somma di denaro divisa tra parenti di secondo e terzo grado, nomina erede universale del suo considerevole patrimonio un suo carissimo amico. Un grande appartamento «con tutto il suo contenuto», «due posti auto», «presepi antichi, quadri di carattere religioso, orologi antichi, icone e statue della Madonna… L’erede universale dovrà poi vendere i gioielli, gli avori, l’argenteria, gli investimenti bancari, titoli, azioni, conti correnti e quant’altro depositato negli istituti bancari e il ricavato per desiderio di mia madre dovrà essere diviso tra Medici senza Frontiere, Casa generale delle suore missionarie di Calcutta e i missionari carmelitani».

In questo testamento compare come beneficiario anche il vescovo La Piana, a cui il dottor B. decide di donare, come si legge, solo «un crocifisso in argento e corallo». Un anno dopo, però, l’uomo – ormai allo stremo delle forze – decide di tornare davanti al notaio. Per rifare il testamento pubblico. Chiama due testimoni, davanti ai quali scrive di revocare «l’istituzione d’erede universale contenuta nel testamento olografo, e la nomina del medesimo e del di lui padre a esecutore testamentario. Istituisco erede universale monsignor Calogero La Piana, il quale sarà tenuto ad adempiere tutti gli oneri da me indicati nel più volte citato testamento olografo». La Piana prende il posto del prediletto amico anche come esecutore testamentario. Il lascito è milionario, e diventerà esecutivo qualche settimana più tardi, quando il dottore muore.

La donazione non è fatta a La Piana in quanto vescovo o capo di una diocesi, ma è indirizzata direttamente alla persona fisica: di fatto, è “Lillo” a ricevere l’appartamento e tutto quello che c’è dentro, ed è sempre lui a dover vendere e gestire i beni, gioielli e obbligazioni comprese, da lasciare in beneficenza.

Nessuno a Messina sa che La Piana è diventato ricco. Per più di due anni del testamento nessuno, in curia, sa nulla. E solo tra la fine 2015 e l’inizio del 2016 (quando il vescovo emerito, ormai dimissionario, è stato spedito in una parrocchia di Roma e papa Francesco ha mandato nella città dello Stretto un amministratore apostolico, il vescovo Antonio Raspanti) i soldi dell’eredità vengono bonificati alle fondazioni benefiche, come conferma l’ufficio stampa di Medici senza Frontiere.

Ora, non sappiamo se La Piana abbia, come raccontano i malpensanti, voluto tenere per sé casa e gioielli, o se invece i due anni e mezzo siano serviti al monsignore a risolvere questioni burocratiche prima di dare esecuzione alle ultime volontà del suo caro devoto.

Sappiamo, però, che la curia di Messina ed esponenti della Congregazione dei vescovi sono venuti a conoscenza delle motivazioni per cui il nostro signor Rossi decise di cambiare all’improvviso il suo testamento. C’è un biglietto scritto di proprio pugno dal “testatore”, pochi giorni dopo l’ultimo appuntamento avuto dal notaio, che qualcuno ha deciso di rendere pubblico, quantomeno in Vaticano: «Con questa lettera voglio comunicare che ho avuto con monsignor Calogero La Piana un rapporto bellissimo di rapporti omosessuali che ho tenuto segreto per molti anni, ma penso che ora sia il caso di manifestarli, dato il caso particolare del momento in cui ci troviamo, che potrebbe farli cadere nell’oblio. Questa lettera esporla e farla conoscere in caso di necessità per non far cadere tutto nell’oblio. Gli incontri avvenivano dopo le 22 o le 22 e 30 nel mio studio e spesso è stato incontrato dai miei vicini, dopo le 22, o le 22 e 30». [da Espresso.repubblica.it – di Emiliano Fittipaldi]

 

Biografia
Nasce a Riesi, in provincia di Caltanissetta e diocesi di Piazza Armerina, il 27 gennaio 1952. Frequenta le scuole medie e un centro di formazione professionale, dove ottiene la qualifica di meccanico tornitore; si iscrive in seguito ad un liceo scientifico e, nel 1973, consegue il diploma di maturità. Nel settembre 1973 inizia il noviziato presso la Società Salesiana di San Giovanni Bosco a Lanuvio; il 12 settembre 1974 emette la prima professione dei voti. Dal 1974 al 1976 frequenta i corsi filosofici all’istituto “San Tommaso” di Messina, dal 1976 al 1978 è assistente, animatore ed insegnante presso l’opera salesiana “Gesù adolescente” di Palermo. Dal 1978 al 1981 frequenta nuovamente l’istituto “San Tommaso”, dove ottiene il baccalaureato in teologia. Il 14 settembre 1980 emette la professione perpetua dei voti; il 4 aprile 1981 è ordinato diacono, mentre l’8 settembre successivo presbitero, a Riesi, dal vescovo Sebastiano Rosso. Dopo l’ordinazione continua gli studi teologici presso la Pontificia Università Gregoriana, dove consegue la licenza in teologia, nel giugno 1983 e la laurea in teologia dogmatica l’anno seguente. Torna in Sicilia, presso l’istituto “San Tommaso” a Messina, come animatore liturgico-spirituale e garante della disciplina, fino all’agosto 1999. È anche docente e, in seguito preside, nonché direttore della comunità religiosa. Dal settembre 1999 alla nomina episcopale è ispettore dell’Ispettoria salesiana Sicula.

Ministero episcopale
Il 15 novembre 2002 papa Giovanni Paolo II lo nomina vescovo di Mazara del Vallo; succede ad Emanuele Catarinicchia, dimessosi per raggiunti limiti di età. Il 6 gennaio 2003 riceve l’ordinazione episcopale, nella basilica di San Pietro in Vaticano, dallo stesso pontefice, coconsacranti gli arcivescovi Leonardo Sandri e Antonio Maria Vegliò (poi entrambi cardinali). Nei tre anni di episcopato mazarense si prodiga soprattutto nel dialogo interreligioso con i fedeli di religione islamica. Il 18 novembre 2006 papa Benedetto XVI lo nomina arcivescovo metropolita di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela ed archimandrita del Santissimo Salvatore; succede a Giovanni Marra, dimessosi per raggiunti limiti di età. Il 13 gennaio 2007 prende possesso canonico dell’arcidiocesi nella basilica cattedrale di Messina; il 27 gennaio nella concattedrale di Santa Maria Assunta di Santa Lucia del Mela; il 31 gennaio nella concattedrale del Santissimo Salvatore, mentre il 5 marzo nella concattedrale di San Bartolomeo di Lipari. Il 29 giugno riceve il pallio, nella basilica di San Pietro in Vaticano, da papa Benedetto XVI. Nel 2013 apre la visita pastorale all’arcidiocesi che si sarebbe dovuta concludere nel 2020. Nel maggio 2013, assieme agli altri vescovi siciliani, si reca da papa Francesco per la visita ad limina apostolorum. Il 24 settembre 2015 papa Francesco accetta la sua rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico, ufficialmente per motivi di salute.

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