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venerdì, 26 Aprile 2024

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Quando l’indignazione sale eccessivamente, prima dell’inevitabile esplosione…

Riceviamo e pubblichiamo

Marsala – Dal consiglio comunale della città scaligera sono arrivate contemporaneamente due decisioni in occasione del Giorno della Memoria: concedere la cittadinanza onoraria a Liliana Segre e intitolare una via a Giorgio Almirante. In breve, il comune scaligero, nello stesso tempo, vuole dare un’onorificenza a Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz e testimone da quaranta anni della Shoah, e ad Almirante, fascista, redattore della rivista “La difesa della razza”, sostenitore della Repubblica di Salò e delle leggi razziali per le quali la Segre è stata deportata.

Qui la logica traballa, vacilla, si schianta rovinosamente per terra soprattutto dopo le dichiarazioni del sindaco veronese “Non vedo cosa ci sia di anomalo!”. E’ il principio di non contraddizione (“non si può dire e non dire una stessa cosa nello stesso tempo e nella medesima relazione”) che coglie l’anomalia delle due proposte. E’ come affermare il fascismo è stato e non è stato una dittatura; Liliana Segre ha sofferto e non ha sofferto per essere una deportata; Giorno Almirante è stato e non è stato un antisemita.

Per concludere in bellezza questo quadretto poco edificante, si aggiunge l’ultima dichiarazione di Alessandra Mussolini. Da giovane, ha tentato in vari modi di entrare nel mondo dello spettacolo facendo l’attrice, la conduttrice, la cantante, la modella; verso i trenta anni, rendendosi conto che le sarebbe toccato anche andare a lavorare prima o poi, ha deciso di buttarsi in politica. È dal 1992 che la nipote del duce vive facendo la consigliera regionale, l’eurodeputata, la rappresentante del Parlamento italiano, passando da un partito all’altro e mettendosi in luce per il suo parlare sguaiato, la violenza verbale e la poco signorilità dei modi. Dal 2019, dopo anni di impegno politico, si ritrova a fare la semplice opinionista e facilmente la si trova ospite in trasmissioni come “La pupa e il secchione”, “Non è la d’Urso”, “Pomeriggio cinque”, noti per l’elevato livello di ignoranza di cui si fanno promotori.

Era da qualche tempo che la Mussolini non faceva parlare di sé per qualche dichiarazione provocatoria o gesto eclatante; ha pensato bene che fosse venuto il momento di farlo utilizzando il suo stile e colpendo la senatrice Segre, una signora di quasi 90 anni che, a causa delle leggi razziali volute dal nonno, ha vissuto l’esperienza del Lager. L’ex on. Mussolini, saputo che la sen. Segre non avrebbe accettato la cittadinanza onoraria di Verona se il consiglio scaligero avesse nominato una via a Giorgio Almirante, ha definito la senatrice: “una nonnina che fomenta l’odio e che da nonnina si trasforma nella strega di Biancaneve”. Parole che non meritano neanche di essere commentate perché l’unica cosa che la nipote del duce poteva e doveva fare era chiedere scusa per le leggi razziali e per tutte le sofferenze che gli ebrei italiani hanno provato. Probabilmente chiediamo troppo a chi dimostra di non possedere pensiero logico, umiltà, umanità, conoscenze storiche.

Per fortuna ci sono anche altri episodi da raccontare e che risultano essere molto più edificanti di quello che succede nel consiglio comunale di Verona e fra gli eredi del duce. In occasione del Giorno della Memoria, ogni anno dedico una lezione di filosofia alla memoria di chi, ebreo, zingaro, omosessuale, testimone di Geova, oppositore politico, apolide, è morto nelle camere a gas, di fatiche e stenti, con un colpo di pistola a causa della follia nazista. Gli studenti si dimostrano sempre interessati e desiderosi di sapere sulle vicende della Shoah e della Seconda guerra mondiale. “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario” scriveva Primo Levi e i ragazzi sentono questo desiderio perché ogni anno ricordare significa anche scontrarsi con l’irrazionalità e l’assurdità del male radicale, assoluto e banale e cercare, se possibile, di conoscere qualche tassello in più.

Quest’anno ho fatto vedere un’intervista di Liliana Segre, deportata ad Auschwitz da bambina insieme a un convoglio di 605 persone, di cui solo 22 sono sopravvissute. La senatrice ha toccato come sempre il cuore degli studenti che si sono commossi. E poi è arrivata la soddisfazione che non ci si aspetta: dopo gli occhi rossi, i fazzolettini che girano fra i banchi, quegli sguardi tristi, gli studenti che lasciano l’aula e ti salutano con un “Grazie prof!”. Non vi sono parole per descrivere la gioia provata.

È la gioia di sapere che i miei alunni, così come tutti gli uomini e le donne di buona volontà, di destra e di sinistra, sono accomunati da un desiderio: vivere in una società composta da cittadini in grado di ragionare e di usare la logica, in grado di esporre le proprie opinioni senza aggredire, aperti all’ascolto e alla condivisione, capaci di provare umanità ed empatia e mai odio per i loro simili, consapevoli che il passato non può essere cancellato per fare piacere ad una parte politica. Una società che sia l’opposto di quello che il fascismo di Benito Mussolini ha espresso e che personaggi come la nipote e una parte della città di Verona continuano a desiderare.

Cari nostalgici di un certo passato, il fascismo non è un’opinione, è un reato!

GIUSI PALADINO

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