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venerdì, 26 Aprile 2024

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Ecco cosa si vota oggi con il referendum “Trivelle”: urne aperte fino alle ore 23

Urne aperte fino alle ore 23.00 per lo svolgimento del referendum abrogativo sulla durata delle trivellazioni in mare, che nello specifico prevede la cancellazione – mediante un unico quesito – dell’articolo 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006 numero 152 (Norme in materia ambientale).

Il corpo elettorale, composto da tutti i cittadini italiani che abbiano compiuto la maggiore età, è pari complessivamente a 46.732.590. Il numero dei giovani che per la prima volta andranno al voto è pari a 828.519. Alla consultazione referendaria potranno partecipare anche gli italiani residenti temporaneamente all’estero che hanno fatto richiesta al proprio comune di residenza. Lo scrutinio dei voti inizierà al temine delle operazioni di voto, quindi già a partire dalle ore 23. Affinché la proposta soggetta a referendum sia approvata occorre che vada a votare almeno il 50% più uno degli aventi diritto al voto e che la maggioranza dei votanti si esprima con un ‘Sì’.

In particolare il quesito riportato sulla scheda chiede: ‘Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilita’ 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”?’. Nel caso ve ne fosse bisogno, è possibile rinnovare la tessera elettorale presso gli uffici elettorali dei Comuni di residenza. E’ opportuno poi che gli elettori che hanno necessità di rinnovare la tessera elettorale si rechino per tempo presso l’Ufficio elettorale del Comune di residenza, che comunque sarà aperto dalle ore 9 alle 18 nei due giorni antecedenti la data della consultazione e domani – giorno del voto – per tutta la durata delle operazioni, quindi dalle 7 alle 23.

Il nodo delle concessioni. Sono 44 le concessioni al centro del referendum che si celebra oggi, che riguardano in particolare 48 piattaforme eroganti poste entro le 12 miglia. Nel frattempo 9 concessioni sono già scadute e le altre – nel caso in cui oggi dovesse prevalere il sì, naturalmente con quorum acquisito – lo saranno entro il 2034, data entro la quale non sarà più attiva nessuna concessione entro le 12 miglia.

Nel frattempo già quest’anno sono previste scadenze di concessioni (12), principalmente in Adriatico. In sostanza, in caso di vittoria del ‘sì’ le concessioni e i permessi già rilasciati e relativi ad impianti entro le 12 miglia avranno una scadenza certa e resteranno attivi fino alla data fissata al momento dell’ottenimento del titolo, che prevede 6 anni per la ricerca e 30 per l’estrazione.

A livello produttivo tra le trivelle entro le 12 miglia oggetto del referendum solo 5 estraggono petrolio, contribuendo al 10% della produzione nazionale, mentre le restanti servono all’estrazione di gas, circa il 28% della produzione italiana. Ma in termini di fabbisogno nazionale nel 2015 le piattaforme entro le 12 miglia hanno soddisfatto rispettivamente il 3 e l’1% per gas e petrolio.

Al momento sono circa 130 le piattaforme estrattive presenti nei nostri mari. Secondo quanto previsto dalle leggi vigenti, le concessioni hanno una durata iniziale di 30 anni, prorogabili in una prima fase di altri 10, nella seconda di 5 e nella terza di altri 5. Infine, al termine della concessione, le società petrolifere possono chiedere una proroga delle concessioni fino all’esaurimento del giacimento.

La maggioranza delle piattaforme è gestita dall’Eni, che controlla la proprietà di 76 impianti su 92. Nel nostro paese le royalties per le trivelle ammontano al 7% per il gas e al 4% per il petrolio. A fronte di ciò nel 2015 il gettito complessivo da royalties, anche per gli impianti a terra, è stato di 352 milioni, e di 38 milioni per le trivelle marine entro le 12 miglia. A livello europeo, ha ricordato Bruxelles pochi anni fa, le piattaforme attive sono circa 900, maggior parte delle quali attive in Gran Bretagna (490), seguita dall’Olanda (180), Italia (135, di cui 92 entro le 12 miglia) e Danimarca (61).

Con meno di 10 impianti attivi risultano essere invece Germania, Irlanda, Spagna, Bulgaria, Romania, Grecia e Polonia. Sul Mediterraneo sono presenti invece, nell’ambito extra-Ue, le trivelle dell’Egitto, Algeria, Libia e Israele.

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