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Il 24/mo anniversario della strage Capaci: al via laboratori di legalità

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Numerosi scout e studenti sono già al lavoro su striscioni colorati, disegni e laboratori fuori dall’aula Bunker del carcere Ucciardone di Palermo, luogo simbolo del maxiprocesso contro Cosa Nostra. Sui tavoli pieni di colori, seguiti dai propri insegnanti, i ragazzi riproducono una serie di alberi di carta, in omaggio all’albero Falcone, dove oggi, in occasione del 24/mo anniversario della strage Capaci in cui il giudice Giovanni Falcone e la moglie Francesco Morvillo furono uccisi insieme ai loro agenti di scorta, si riuniranno i due cortei. “Quel luogo, l’albero Falcone, è diventato il simbolo della rinascita della società civile”, ha detto la sorella del giudice ucciso, Maria Falcone, aprendo la manifestazione di commemorazione in aula bunker.

Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio inviato in occasione dell’anniversario della strage di Capaci: “Un assassinio, a un tempo, che ha segnato la morte di valorosi servitori dello Stato, e l’avvio di una riscossa morale, l’apertura di un nuovo orizzonte di impegno grazie a ciò che si è mosso nel Paese a partire da Palermo e dalla Sicilia, grazie alla risposta di uomini delle istituzioni, grazie al protagonismo di associazioni, di giovani, di appassionati educatori e testimoni”.

Ricorda Giovanni Falcone come “un grande uomo e un grande magistrato, ma soprattutto come un grande patriota perché sapeva lavorare per il suo Paese” il procuratore generale di Perugia Fausto Cardella, in occasione dell’anniversario della strage di Capaci. “Dopo di lui, e dopo Paolo Borsellino, nulla è stato più come prima nella lotta alla mafia” ha sottolineato il magistrato. “Con Falcone – continua – si è cominciato a combattere veramente quella ‘cosa nostra’ della quale prima si negava perfino l’esistenza”. Il procuratore generale si è occupato delle indagini sulle stragi di Capaci e di via D’Amelio lavorando a Caltanissetta con Ilda Boccassini. “Falcone – ha detto ancora – lasciò Trapani poco prima del mio arrivo a Marsala. Lo andai a trovare a Palermo insieme a Gian Giacomo Ciaccio Montalto, anche lui magistrato ucciso dalla mafia. Falcone ci portò pranzo, offrendocelo. Purtroppo – ha concluso Cardella – non ho avuto il tempo di restituirglielo”.

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