Sono alla ribalta della cronaca di questi giorni due sentenze delle corti di Genova e Bologna a dir poco incomprensibili (eufemismo). Entrambe riguardano due omicidi perpetrati nei confronti delle donne, ossia femminicidio.
Va messa in risalto l’assenza di etica sulla possibilità di richiesta del rito abbreviato con il relativo beneficio di riduzione della pena eventualmente irrogata di 1/3, richiesta avvenuta in uno dei due casi, che non dovrebbe essere contemplata nel nostro diritto positivo per questo reato ed altri ugualmente efferati, pensiamo allo stupro.
Ma sono agghiaccianti, raccapriccianti, schifose, non ci sono aggettivi per definirle, le motivazioni. Ricordiamo la causale dei due omicidi: la moglie fedifraga e la donna che vuole lasciare il rispettivo compagno, le cui motivazioni sono: la tempesta emotiva determinata dai comportamenti/decisioni delle donne e la delusione amorosa causata dalle stesse.
E’ il preludio al ritorno del delitto d’onore, al pensiero che la donna sia proprietà dell’uomo. Al ritorno di Nerone che assassinò Agrippina, sua madre, Ottavia la moglie, Poppea l’amante. Da uomini dobbiamo ribellarci per questo rigurgito maschilista, ma forse rigurgito non è, il maschilismo è imperante. Paradossalmente siamo noi uomini di proprietà delle donne, ci generano. Donna simbolo di vita. Nell’era dei social un’utopia #maipiu’femminicidio.
Vittorio Alfieri
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