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27 gennaio 1945: la memoria di domani

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Visto che è considerata una data-simbolo a livello internazionale, diventa fondamentale porre l’attenzione sull’importanza della memoria storica e su cosa dovrebbe rappresentare per ciascuno di noi.

Il 27 gennaio 1945 i soldati dell’Armata Rossa abbattevano i cancelli di Auschwitz e liberavano i prigionieri sopravvissuti allo sterminio del campo nazista. Le truppe liberatrici, entrando nel campo di Auschwitz-Birkenau, scoprirono e svelarono al mondo intero il più atroce orrore della storia dell’umanità: la Shoah. Le cifre dell’olocausto: vengono ricordati 15 milioni di vittime (cifra emersa dallo studio dell’Holocaust Memorial Museum di Washington, tra le vittime anche milioni di omosessuali, rom, disabili, le vittime senza nome dell’Olocausto) rinchiuse e uccise nei campi di sterminio nazisti prima e durante la Seconda Guerra mondiale.

Sei milioni di queste vittime innocenti appartenevano al popolo ebraico: il loro genocidio viene chiamato Shoah, per opera del folle progetto di soluzione finale posto in essere dal nazionalsocialismo. Hitler considerava gli ebrei a capo delle ideologie contrarie al nazismo: il capitalismo, il bolscevismo ed il socialismo andavano tutti ricondotti alla stessa matrice ebraica.

Gli ebrei erano la causa della sconfitta nella prima guerra mondiale, delle umilianti riparazioni che ne seguirono, e negli anni venti della galoppante inflazione prima e della crisi economica poi. Con questa teoria Hitler trovava un utile capro espiatorio per acquisire il potere e poi per consolidarlo. Inizialmente il problema ebraico venne affrontato con la ghettizzazione, cioè con la concentrazione degli ebrei in appositi quartieri delle città ed il loro progressivo isolamento dal resto delle aree urbane.

Nella conferenza di Wansee (1941) venne pianificata la seconda fase, quella dello sterminio, in un primo tempo mediante la deportazione degli ebrei nei territori russi occupati dove venivano fucilati, in un secondo tempo con il loro ammassamento in camion chiusi ermeticamente dove gli ebrei morivano soffocati con i gas di scarico. Infine la tecnica venne “perfezionata” con la costruzione di appositi campi di sterminio tra i quali ricordiamo Treblinka, Sobibor, Auschwitz – Birkenau, Buchenwald.

La memoria storica è un bisogno e un dovere per prendere coscienza, per capire e quindi non commettere mai più gli stessi errori. Visto che è considerata una data-simbolo a livello internazionale, diventa fondamentale porre l’attenzione sull’importanza della memoria storica e su cosa dovrebbe rappresentare per ciascuno di noi.

Questa giornata serve per interrogarsi sul perché della Shoah, ovvero del disegno nazista di cancellare l’intera comunità ebraica dall’Europa, e su quale sia la lezione che tutti dovremmo imparare e tramandare. La paura del diverso e l’antisemitismo sono germi facili da seminare, ma soprattutto difficili da estirpare e ancora oggi purtroppo ne abbiamo moltissime testimonianze.

Possiamo contare sulla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo per proteggerci da simili derive, è vero, ma è sufficiente? La crescente attenzione che in ogni parte del mondo è rivolta ai diritti umani è dovuta soprattutto allo loro sistematica violazione. Questi diritti devono essere garantiti e difesi. Difesi soprattutto da ogni forma di potere ottuso e assoluto.

Non dobbiamo dimenticare che la politica del genocidio non è iniziata né terminata con la Seconda guerra mondiale. Partendo dal noto genocidio dei nativi americani, passando dal meno noto genocidio degli aborigeni Tasmaniani ad opera degli inglesi, considerato il primo genocidio “moderno”, fino ad arrivare a quelli più recenti, dagli armeni alle vittime dei gulag sovietici, dalle pulizie etniche nella ex Jugoslavia e nel Ruanda, ai desaparecidos dell’America Latina, e – triste evento dei nostri giorni – degli Yazidi dell’Iraq.

Questi tragici avvenimenti sono solo alcuni esempi che si possono fare per dimostrare come l’assenza di democrazia, la deriva nazionalista e razziale possano facilmente riportare a galla orrori ritenuti il retaggio di un remoto passato.

Scriveva Primo Levi, ricordando la sua prigionia nei campi di sterminio nazista: «Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte e oscurate: anche le nostre».

Florinda Licari

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