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In nomen omen… Angelino Alfano docet

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Nel nome e cognome che si racconterà, in principio fu Angelino Alfano, di professione avvocato, già deputato dal 2001 di Forza Italia, segretario del Pdl, anche ministro della giustizia dal 2008 al 2011, presidente del Consiglio il Caimano. Fino a dopo le elezioni del 2013, eletto nelle fila del Pdl, fu fedele al padrone di Mediaset.

Quelle elezioni la maggioranza alla Camera per pochi voti l’ottenne il PD e i suoi alleati, si ricorda il “drammatico” streaming di Bersani con V. Crimi e R. Lombardi, ai quali chiedeva sostegno alla formazione del governo e invece no, il comico genovese, ricordandosi dell’infelice suggerimento quando Beppe si voleva candidare alla segreteria del PD di Fassino (altro genio del ceto politico) “vuole fare il segretario? Fondi un partito”, diede l’ordine di rifiutare l’accordo.

Allora arrivò in soccorso del PD il prode Angelino e niente poco di meno chi? Il Caimano e Denis Verdini, attuale suocero di Matteo Salvini e si diede vita al governo Letta. Ad Alfano fu affidato l’incarico di vice presidente del Consiglio e Ministro degli Interni. Poi “l’Enrico, stai sereno”, l’esecutivo Renzi con l’appoggio di Alfano e Verdini,  la fine della storia si conosce, con Alfano sempre protagonista, in quell’ultimo giro della giostra ministro degli Esteri.

La fine nel primo trimestre del 2018 della XVIIsima legislatura e Angelino che si ritira a vita privata, “deo gratias”. E invece no, nella vicina Castelvetrano diventa sindaco Enzo Alfano, pentastellato, lontano parente di Angelino. Li accomuna il cognome ed un’idiosincrasia con gli immigrati, Angelino parlamentare di maggioranza quando venne approvata la Bossi-Fini, ministro degli interni nel 2014 e contrario al sostegno economico delle famiglie disposte ad accogliere i migranti.

Probabilmente quella di Enzo è prematuro definirla tale, però c’è un indizio, anzi due: nell’ottobre del 2019 quando la raccolta delle olive è a pieno regime e gli immigrati “servono” in tal senso e se ne contano circa 600 che “alloggiano” nell’ex cementificio Cascio, abusivamente, non si ricorda un ordine di sgombero, soluzione buona e giusta.

Torna in mente ai tempi del Coronavirus, poi non effettuato per l’emergenza. Gli “ospiti” sono circa 40, corretto sgomberarli per fare cosa? Lasciare 40 anime a vagabondare nel territorio. Possible che il sindaco non abbia nella disponibilità edifici anche adattati per 40 disperati, che contribuiscono alla ricchezza del territorio? Si potrebbe sfatare la locuzione in “nomen omen”.

Vittorio Alfieri

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