Vittorio Alfieri: “Marsala, non un punto di arrivo, ma di (ri)partenza”

Marsala – Caro direttore, arrivai a Marsala nel lontano 1986, non era la destinazione preferita ma il desiderio essenziale per me napoletano, era stato soddisfatto, città di mare.

In quello stesso anno Antonello Venditti pubblicò “Giulio Cesare”, forse non tra le canzoni più conosciute, ma certamente tra le più suggestive e nostalgiche, che fece da colonna sonora al mio viaggio. Da lì a breve m’innamorai di quella che leggendo si chiamava Lilibeum, i suoi odori, sapori, colori unici, in aggiunta ad un patrimonio storico-culturale di notevole spessore.

Ma sociologicamente notai immediatamente alcuni elementi: in centro città, passeggiando vedevo un bar, una banca, una finanziaria, di nuovo […] e una pizzeria, sinonimo di benessere, erano gli anni buoni della viticultura.

Il vulnus a mio avviso erano tre indicatori sociologici: una libreria che nella proprietà, credo anche cambiando brand, ha resistito nel tempo, nessun teatro funzionante pur avendone due, uno il Sollima, a mio parere un gioiellino e tre cinema, uno il Centrale trasmetteva film hard, il Bellini che avrebbe chiuso dopo poco, l’altro che resiste tutt’oggi.

Negli anni ha aperto un’altra libreria che si trova spesso aperta anche la domenica mattina. Sono venuto a conoscenza che è tra le pochissime librerie in provincia a fare consegne a domicilio ai tempi del Coronavirus, ma di un altro cibo, quello per la mente e per l’anima. È indubbio che alla fine dell’incubo il tessuto economico uscirà menomato(eufemismo), è il solito refrain ma voglio ripeterlo: la cultura, il cinema, i libri, il teatro, i monumenti, la musica, devono essere uno strumento per ripartire.

La nostra città ne ha le potenzialità, tocca a noi averne le capacità. Grazie.

Vittorio Alfieri