Coronavirus: “Quando tutto questo finirà, nessuno ricorderà il mio nome”

Quando tutto questo finirà’, nessuno ricorderà il mio nome…e parzialmente (precisamente fino alla virgola) è il titolo di un brano del rapper sorrentino sui generis Anastasio. Spot turistico: quando finirà l’incubo in cui siamo caduti andate nel suo posto natio, Meta di Sorrento, uno degli innumerevoli gioiellini della penisola, a due passi Positano e Amalfi, oltre Sorrento.

Il brano si prenderà in prestito, si mutuerà’ per una metafora dei tempi che viviamo. Il testo è apocalittico, narra della fine biblica del mondo che accadrà a causa delle nefandezze umane, soprattutto le guerre, il cui artefice è Satana, e sarà sconfitto dal Signore. Il nome che non si rammenterà’ è quello dell’essere umano, perché sparito dalla Terra, e sarà adesso giudicato da Dio.

Perché sovviene la metafora con il Coronavirus? Il timore che alla fine si dimenticherà il virus Covid-19, e siccome il prossimo quinquennio sarà duro parecchio, a pagare come quasi sempre le fasce più deboli, i senzatetto, senza reddito, i migranti, gli anziani, i fanciulli, e sarà come affermò un maestro del cinema Ermanno Olmi: “(è) una guerra uomo contro uomo, e credenti o meno è la più grande bestemmia contro l’umanità”.

Il Coronavirus fortunatamente non causerà l’estinzione della specie, ma se dimenticheremo questi giorni, del prezzo pagato da anziani, medici, infermieri, e para-sanitari, vorrà dire che si sarà dimenticato il suo nome e forse avverrà il giudizio universale.

Vittorio Alfieri