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25 Aprile, non c’è Coronavirus che tenga

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Nel parlamento della repubblica italiana se le suonano di santa ragione su quale sia lo strumento finanziario più adeguato per risollevarsi dalle conseguenze Covid-19: Eurobond, recovery plan, Mes, e naturalmente discutono per approvare la proposta in ordine sparso, con posizioni contraddittorie tra gli organi di governo e opposizione.

Questo atteggiamento può essere comprensibile, rientra nelle dinamiche politiche, anche se buon senso vorrebbe unità in questo frangente storico nella speranza di ottenere le migliori condizioni economiche. Intanto è arrivato il 25 aprile, l’anno scorso due comportamenti saltarono agli occhi: l’allora ministro degli interni, in visita elettorale a Bagheria per un comizio in vista delle elezioni europee di maggio, e un suo concittadino che defini’ la festa della liberazione, festa della salsiccia e dei carciofi, abbiamo oggi la certezza che non ci rinuncerà.

Si è pensato che quest’anno non ci sarebbero state polemiche su una ricorrenza comunque da sempre divisiva. Hanno trovato eco nell’informazione le parole dell’ex ministro della difesa, parlamentare da otto legislature, la prima nel MSI (erede del Partito nazionale fascista), La Russa, che ha affermato che molti partigiani «dell’ultimo momento» si unirono alle sfilate dei vincitori, e ha fatto un paragone: «È come se , quando finirà il coronavirus, tutti si vestissero con i camici dei dottori e degli infermieri e sfilassero per strada insieme ai tantissimi medici e infermieri che davvero hanno dato anche la vita contro il coronavirus», aggiungendo <<non fu una guerra di liberazione, ma una guerra civile>>.

Definizione riconosciuta dalla politologia, è una delle fazioni che vuole con il proprio successo esercitare il dominio. Dando per buona la rivisitazione storica, il dopo  è stato sì esercitazione di violenza ma della democrazia, con referendum tra monarchia e repubblica, più costituzione.

Poi l’articolo 7 manifesto di Verona, atto fondante della Repubblica Sociale Italiana: “Qualifica la razza ebraica come straniera quindi nemici durante la guerra”, articolo 18<<[…]il popolo italiano doveva difendersi dell’occupazione anglo-americana […] >>. Per i motivi menzionati risulta curioso sostenere che fosse stata una guerra.

Comunque, al di là delle disquisizioni politolighe, caro Senatore deve essere felice di chi abbia vinto la guerra, perché i vincitori con le regole stabilite le hanno permesso da parlamentare della Repubblica Italiana la libertà di espressione che le consente da 40 anni di allietarci con le sue”amenità”.

E che 25 aprile sia, non c’è Coronavirus che tenga.  W il 25 aprile, festa di liberazione dal nazifascismo. 

Vittorio Alfieri

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