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Confiscati beni per 3 milioni al marsalese Pietro Centonze: “Contribuiva ad agevolare Cosa nostra”

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Marsala – La Guardia di Finanza e la Polizia di Stato hanno eseguito un decreto di confisca di beni, per un valore stimato di tre milioni di euro, del tribunale di Trapani nei confronti di Pietro Centonze, 51 anni. “Il curriculum criminale di Centonze – scrivono gli investigatori – è caratterizzato da numerosi e significativi contributi finalizzati ad agevolare Cosa nostra, come il favoreggiamento alla latitanza dei fratelli Giacomo e Tommaso Amato, mafiosi della famiglia di Marsala, e l’aver fatto da prestanome nell’impresa “Caffé del Franco di Centonze Pietro e Lombardo Francesco s.n.c.” svolto sempre nell’interesse della famiglia mafiosa di Marsala, per cui è stato condannato a 2 anni e 6 mesi di reclusione”. L’uomo è stato assolto per il duplice omicidio dei tunisini Alì Essid e di Rafik El Mabrouk, avvenuto il 3 giugno 2015 a Marsala.

Il comunicato di Questura e Finanza

Personale della Guardia di Finanza in forza al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Trapani e della Polizia di Stato in servizio presso la Divisione Anticrimine della Questura di Trapani nei giorni scorsi ha dato esecuzione – in Marsala – al decreto di confisca n.43/2020 R.M.P. emesso dal Tribunale di Trapani – Sezione Misure di Prevenzione, nei confronti di CENTONZE Pietro cl. 69, ex sorvegliato speciale della P.S. e già destinatario di un provvedimento di sequestro preventivo emesso dalla medesima A.G. nel febbraio del 2017.

L’esecuzione del provvedimento ablativo costituisce l’epilogo di una serie di attività info-investigative di carattere patrimoniale esperite congiuntamente da personale della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza che hanno consentito di ricondurre al predetto CENTONZE la disponibilità di un rilevante patrimonio immobiliare, mobiliare e societario che nell’ambito nella misura di prevenzione a suo tempo applicata non può che ascriversi al provento dei traffici illeciti in cui il predetto è rimasto coinvolto negli ultimi anni.

Il “curriculum” criminale del CENTONZE è infatti caratterizzatoi da numerosi e significativi contributi finalizzati ad agevolare l’organizzazione criminale denominata “Cosa Nostra“, tra cui spicca il favoreggiamento alla latitanza dei due germani AMATO Giacomo e Tommaso, noti boss mafiosi della famiglia di Marsala, nonché il ruolo di prestanome nell’impresa “Caffé del Franco di CENTONZE Pietro e LOMBARDO Francesco s.n.c.“ svolto sempre nell’interesse della famiglia mafiosa di Marsala. Per tali fatti nel 2005 il CENTONZE ha riportato la condanna a 2 anni e 6 mesi di reclusione.

Anche successivamente a tali fatti il CENTONZE non ha mai abdicato al proprio ruolo, fungendo per conto della consorteria mafiosa di Marsala da punto di contatto con la famiglia mafiosa di Castelvetrano; prova ne è il più recente coinvolgimento, unitamente al cugino CENTONZE Domenico cl.75, nel duplice omicidio di due cittadini tunisini avvenuto a Marsala nel giugno del 2015.

Nonostante per tale reato siano stati assolti entrambi – in secondo grado – dalla Corte d’Appello di Palermo dopo la condanna a 20 anni da parte del Tribunale di Marsala, i due cugini CENTONZE sono stati ritenuti soggetti portatori di un elevato grado di pericolosità sociale, tant’è che il locale Tribunale – Sezione M.P. – ha irrogato ad entrambi la sorveglianza speciale della P.S. con obbligo di soggiorno, mentre per il solo CENTONZE Pietro ha disposto anche la confisca di n.16 beni immobili (abitazioni e terreni agricoli), n.4 beni mobili registrati (auto e moto), n.4 società (gerenti, tra l’altro, due bar, due rivendite di tabacchi ed un’attività d’intrattenimento) e n.14 tra conti correnti e rapporti bancari di varia natura, per un valore complessivo pari a circa 3 milioni di euro.

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