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venerdì, 17 Maggio 2024

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E’ stato commemorato Fra Santo, agostiniano scalzo trapanese: morto in fama di santità

Commemorazione a Trapani e Frosinone. I genitori di Fra Santo sono stati Di Santo Giuseppe, figlio di Domenico e Sigismonda, e Paola Berceri, figlia di Vito e Antonina. Essi si sono sposati a Trapani...

Pur con le limitazioni per l’acuirsi della pantemia del coronavirus, il 16 gennaio 2022 si ricordato il 294° anniversario della santa morte del Venerabile Fra Santo (1728 – 16 gennaio – 2022), Agostiniano Scalzo Trapanese. La commemorazione si è svolta a Trapani e a Frosinone ed è stata preceduta dal triduo.  Dopo la recita dei Vespri Mons. Gaspare Gruppuso, Parroco della Cattedrale e Rettore della Chiesa dell’Itria (S. Rita) a Trapani celebrava la S. Messa con l’omelia, che metteva in risalto le virtù dell’umile fraticello nella già nostra chiesa dell’Itria e recita del S. Rosario con la S. Messa e breve pensiero a Frosinone nella nostra chiesa del Santuario della Madonna della Neve alle ore 7,30 e 17,30.

L’Ordine degli Agostiniani Scalzi vanta una nutrita schiera di religiosi, che si sono distinti nella santità. Solo nel 1600 si contano più di duecento Venerabili, ritenuti tali dall’Ordine degli Agostiniani Scalzi. Tra costoro occupa un posto di primissimo piano il nostro Fra Santo, di cui Papa Giovanni Paolo II il 13-5-1989 ha emanato il decreto sulle eroicità delle virtù.

Rendiamo grazie a Dio e a Maria per il  loro desiderio di santità e preghiamo il Signore affinché  susciti anche oggi tale desiderio. L’avere abbandonato in questi ultimi tempi la lettura delle vite dei Santi non è stata una felice idea, perché la santità è contagiosa e non ha caso il proverbio dice: Dimmi con chi vai, e ti dirò chi sei. L’augurio è che le loro vite sante siano più conosciute, perché la conoscenza porta ad amarli ed imitarli.

La Famiglia timorata di Dio

I genitori di Fra Santo sono stati Di Santo Giuseppe, figlio di Domenico e Sigismonda, e Paola Berceri, figlia di Vito e Antonina. Essi si sono sposati a Trapani  giovedì 1 giugno 1634 nella parrocchia S. Lorenzo (Cattedrale). Erano timorati di Dio e pieni di sentimenti di pietà cristiana. Frequentavano molto la chiesa, soprattutto dove c’era da adorare Gesù nell’Eucaristia. Ebbero tre figli ai quali hanno trasmesso la loro fede viva e operosa.

Il primo, Vincenzo Domenico, è stato battezzato giovedì 25 agosto 1639 nella chiesa parrocchiale S. Lorenzo dal curato Don Pietro Castro. Padrini Blandano e Anna Maria. Nel libro su Fra Santo, scritto nel 1937 dal confratello P. Gabriele Raimondo veniamo a sapere: Nella sacrestia della Chiesa dell’Itria di Trapani esiste un quadro ad olio di Domenico di Santo, fratello del Servo di Dio. Nell’iscrizione appostavi si dice che egli ha legato il patrimonio di 700 ducati ai Padri Agostiniani Scalzi dell’Itria, nominando esecutore testamentario suo fratello Fra Santo. Da altri documenti che si conservano alla Biblioteca Fardelliana comunale si apprende che il suddetto legato è servito per la costruzione della Chiesa e Convento dell’Itria (P. Gabriele  Raimondo, Un questuante santo Ven. Fra Santo di S. Domenico agostiniano scalzo, L.I.C.E. Berruti, Torino, 1937, p. 20). E’ stato sepolto a parte nella cripta della Chiesa dell’Itria di Trapani.

La seconda figlia viene chiamata con diversi nomi: 1. Giuseppina, 2. Giuseppa, 3. Anna, 4. Suor Giuseppa e, da una recente ricerca, Antonina Pia Maria.

  1. Giuseppina: Tre figli vennero a rallegrare quel santo cenobio: Vito, il nostro Venerabile, Domenico e Giuseppina (P. Gabriele Raimondo, Un questuante santo Ven. Fra Santo si S. Domenico agostiniano scalzo, p. 20).
  2. Giuseppa: Distribuiva la maggior parte dell’onesto guadagno senza rimpianti, ma non senza grande preoccupazione del fratello Domenico e della sorella Giuseppa (P. Lorenzo Sapia, Fra Santo da S. Domenico, agostiniano scalzo, L’Innamorato dell’Eucaristia, Tipografia Bonanno, Valverde, 1985, p. 22).
  3. Anna, come afferma Don Vito Montalto, testimone al processo: in stato secolare governò in santa società con suo fratello per nome Domenico e sua sorella Anna la sua casa di famiglia (Summarium, 763) (Relatio et Vota Congressus peculiaris super virtutibus, Roma, 1988, p. 91).
  4. Suor Giuseppa come attesta il confratello P. Benedetto Maria di Gesù, che fu suo Priore: e dello stesso amore era infiammato nello stato secolare, come infatti due anni prima di farsi religioso, aveva confidato a sua sorella Suor Giuseppa, terziaria di S. Francesco (Summarium, 670) (Relatio et Vota Congressus peculiaris super virtutibus, Roma, 1988, p. 96). Lo attesta anche l’altro confratello P. Giorgio di S. Giovanni di Trapani: che il fu suo fratello Mastro Domenico, e la fu sua sorella chiamata Sora Giuseppa giudicando, che con tale copia di elemosine li volesse impoverite, fecero ricorso al suo P. Spirituale, chiamato P. Simpliciano dell’Immacolata Concezione Agostiniano Scalzo (Mazarien. Seu Drepanen. Et Panormitana beatificationis et canonizationis Ven. Servi Dei Fr. Sancti a S. Dominico Informatio super dubio, p. 265).
  5. Antonina Pia Maria è nata Venerdì 1 marzo 1641 e battezzata lo stesso giorno nella chiesa arcipretale di S. Pietro da Don Giacomo. Padrini Giovanni e Anna (Registro Parrocchia S. Pietro Trapani). Questa ricerca è stata fatta da poco tempo da un amante di storia patria.

Il terzo figlio è stato Vito Antonio, il nostro Fra Santo, nato Giovedì 5 agosto 1655 e che fu battezzato nella chiesa parrocchiale di S. Nicolò l’indomani il 6 agosto 1655. Padrini sono stati Girolamo Planta e Antonia Lauria. E’ veramente corrispose il cognome alla sua santità della vita, che doveva condurre. Anche nel secolo visse da Santo, per la gran carità verso i poveri e per la sua rettitudine nell’operare.

Calzolaio onesto ed esperto

Essendo il papà calzolaio fin da piccolo, a 6 anni, apprese l’arte di famiglia. L’apprese così bene da essere “mastro” in breve tempo, tanto da mettere su bottega per conto suo con una lunga sequela di giovani apprendisti che lavoravano con lui. Mastro Vito attendeva al lavoro senza frode e con grande esattezza, era saggio e generoso. Soleva dire: giusto prezzo, giusto guadagno.

I fornitori di cuoio faceva pattuire a lui il prezzo, sicuri della sua onestà. Una volta il barone Benedetto Milo gli fornì del cuoio dicendo che facesse lui per il prezzo. Mastro Vito gli diede una certa somma di denaro. Poi, tornando a casa e credendo di aver dato meno del dovuto, ritornò dal barone e gli diede altro denaro. Fu benvoluto e stimato da altri calzolai, che nel 1682, lo elessero Console della loro categoria per tutta la città di Trapani. Era onesto e devoto. Il 13-11-1682 si iscrisse alla Confraternita del SS. Sacramento per gli Agonizzanti. Per accompagnare il Viatico a qualche moribondo lasciava anche il lavoro nella bottega. Ogni giorno andava dove era esposto Gesù nell’Eucaristia. Aveva una grande devozione verso Madonna. Recitava ogni giorno il rosario e considerava la Madonna come salvezza della sua anima. Quotidianamente la visitava nella chiesa del Carmine. Una volta, uscendo dal santuario della Madonna di Trapani, esclamò con grande entusiasmo: La Madonna mi ha rubato il cuore. Ed un giorno vista la vita agiata che poteva condurre disse: Signore, non darmi più quattrini, ma il cielo. Il suo direttore spirituale e confessore era un Frate Agostiniano Scalzo, P. Simpliciano dell’Immacolata Concezione.

Frate Questuante ed edificante

Mastro Vito aveva un grande desiderio di donarsi totalmente al Signore e lasciare tutto: pelli, scarpe, bottega, denaro. Espresse questo suo desiderio al suo confessore, che si disse ben lieto di accoglierlo nell’Ordine degli Agostiniani Scalzi.

Prese l’abito religioso a Marsala nel convento S. Maria dell’Itria il 21 maggio 1684. Nel noviziato, ebbe a soffrire delle gravi tentazioni. Divenuto professo il 22 maggio 1685, tornò a Trapani nel convento di Gesù, Maria e Giuseppe  (Itria-S. Rita), dove esercitò per 43 anni  l’ufficio di questuante.  Cominciò a condurre una vita molto austera. Si applicò alla preghiera e meditazione, nella quale tra giorno e notte trascorreva sino a 14 ore. Si disciplinava  spesso a sangue, con tale violenza, che ai lombi se ne osservavano i segni. Vestiva un aspro cilicio, spesso digiunava a pane ed acqua. Non gustò mai carne e dormiva poco.

Usava un silenzio rigoroso e quando doveva dire qualcosa si esprimeva con i gesti che con le parole. Era umilissimo e fuggiva ogni segno di apprezzamento nei suoi confronti per la fama di santità. Andava per le strade con una modestia inimitabile.

Dall’ubbidienza fu mandato alla questua e soleva dire: Io vorrei morire con questa bertola sulle spalle ed ubbidiva in tutto ad ogni cenno dei Superiori. Con l’ elemosina raccolta dai Benefattori fabbricò la nuova chiesa, che dedicò a Gesù, Maria e Giuseppe. Nel dover fare le statue della Sacra Famiglia avvenne un miracolo come ci viene narrato: Un pezzo di cipresso di questi tre era corto e non arrivava a la giusta misura per la Statua del Patriarca San Giuseppe; quindi Fra Santo coll’aggiunto di Vito Caba come si rileva dal Processo della Canonizzazzione, lo stirò tanto sino chè fosse proporzionato al bisogno (P. Benigno da S. Caterina, Trapani Sacra, 1812, p. 265).

Inoltre con le elemosine costruì anche il nuovo convento e provvedeva al sostentamento di 30 Religiosi.

Venne insignito da Dio di vari doni. Ebbe concesso il dono dei miracoli: cambiò l’acqua in vino, moltiplicò il pane a beneficio dei poveri, la cera, il denaro per il culto della chiesa, ammansì giovenghi indomiti, fece pescare una gran quantità di tonni nelle tonnare. Inoltre ebbe il dono della scrutazione dei cuori convertendo a Dio molti peccatori, quello della profezia, per cui prevedeva e rivelava le cose future.

La sua fama di santità era nota non solo a Trapani, ma anche a Marsala (TP), Alcamo (TP), Santa Ninfa (TP), Palermo, Mazara del Vallo (TP), Partanna (TP), Piana degli Albanesi (PA), Monreale (PA), Favignana (TP),  Gibellina (TP), Salemi (TP), Vita (TP), Calatafimi (TP), Erice (TP) (Monte di S. Giuliano), Sciacca (AG), Paceco (TP), Palazzo Adriano (PA), tonnara di Bonagia  (Valderice TP), tonnara di Cofano (Custonaci TP), tonnara di Scopello (Castellammare del Golfo TP), S. Giovanni di Macari (S. Vito Lo Capo), dove si recava per la questua. Così Fra Santo è stato un vero ed efficace  promotore vocazione della vita religiosa e in particolare degli Agostiniani Scalzi.

         Devotissimo della SS. Eucaristia

Era devotissimo del SS. Sacramento davanti a cui passava notti intere in preghiera, per cui Fra Santo è dipinto col SS. Sacramento. A chi gli diceva di distrarsi un po’ partecipando alla ricreazione con gli altri confratelli, rispondeva: Il qui – e indicava il tabernacolo – trovo la mia ricreazione. E quando la tentazione si faceva

più insistente, esclamava, rivolto al demonio (che chiamva Malatasca) e indicando il tabernacolo: Me ne vado dove non mi puoi far niente. Era tanta la passione per il Santissimo Sacramento che, quando pregava, i suoi denti, dato l’impeto del suo amore, stridevano facendo un grande rumore tanto da farsi sentire anche dagli altri. Era fuori di sé dalla gioia, quando si celebravano le Quarantore. Procurava fiori, cera e anche la musica. Voleva che tutto risultasse più solenne possibile. Era anche devoto della S. Famiglia, Maria SS.ma di Trapani, i sette Angeli, che stanno davanti al trono di Dio e con essi volle adornare la chiesa, S. P. Agostino, S. Nicola da Tolentino e di tutti i Santi Agostiniani.

Ebbe a soffrire continue lotte con il demonio, che chiamava: Malatasca. P. Pietro Antonio Capitano di S. Elisabetta, celebre oratore milanese agostiniano scalzo, venne di proposito a trovarlo ed esaminato il suo spirito, disse: Esser Fra Santo, non solo un Santo comune, ma di quelli di prima sfera, come furono li patriarchi di Religione (P. Benigno da S. Caterina, Trapani Sacra, 1812, p. 166).

Fra Santo era stimato dai Vescovi, Governatori della città e Notabili. Pieno di meriti e carico di anni morì nel convento Gesù, Maria e Giuseppe  (Itria – S. Rita) di Trapani venerdì 16 Gennaio 1728 alle ore 21 all’età di 72 anni, mesi 7, giorni 24 e di religione 43 anni. La salma per tre giorni fu esposta in chiesa e guardata a vista dai soldati, poiché tutta Trapani si mosse a rendergli omaggio. Vi si recò Mons. Filippo Sidoti, Vicario Generale della Diocesi di Palermo, di passaggio a Trapani, che disse: Che faccia di paradiso, che faccia di paradiso  (Mazarien. Seu Drepanen. Et Panormitana beatificationis et canonizationis Ven. Servi Dei Fr. Sancti a S. Dominico – Informatio super dubio, p. 282-283).  I funerali si svolsero lunedì 19 gennaio 1728 e verso mezzogiorno venne sepolto nella cripta della chiesa  dell’Itria dentro un urna di pietra, chiusa con tre chiavi, tenute dal priore del convento, Don Giuseppe Fardella, segretario regio, e al Senato di Trapani. Fu incisa questa epigrafe: FRATER SANCTUS A SANCTO  DOMINICO / AUGUSTINIANUS  DESCALCEATUS  IN SAECULO /  VITUS DE SANCTO DEPRANITANUS NATUS / DIE SEXTA AUGUSTI MILLESIMO SEXCENTESIMO  / QUINQUAGESIMO  QUINTO VIRTUTIBUS OMNIBUS / HUMILITATE  PRAESERTIM ET OBOEDIENTIA PRAEDITUS / OBIIT SEXTA. FERIA PROPE HORAM NONAM / DECIMA SEXTA DIE IANUARIJ MILLESIMO  SEPTINGENTESIMO VIGESIMO  OCTAVO.  (“Fra Santo da S. Domenico, agostiniano scalzo, nel secolo chiamato Vito De Santo, trapanese, nato 6 di agosto 1655, ornato di tutte le virtù, soprattutto dell’umiltà e dell’obbedienza, morì di venerdì verso l’ora nona del giorno 16 gennaio 1728”).

Nel 1937 si pensò di tumularlo in chiesa, prima, in una navata laterale e poi, nel 1971, accanto all’abside. In un monumetino sepolcrale è custodito il corpo di Fra Santo. La sua tomba è meta continua di fedeli e nonostante siano trascorsi 290 dalla morte la sua memoria è viva.

Recentemente  è stato composto l’Inno a Fra Santo che vogliamo far conoscere ai lettori:

INNO A FRA SANTO

(Testo di Suor Maria Goretti – Comunità Servi di Gesù Povero – Trapani)

(Musica di Agostino Ricotta)

 

  1. Dietro i passi di Sant’Agostino

Un fraticello nel mondo brillò,

Fra Santo di San Domenico

Che Gesù nella vita imitò.

 

Egli il mondo ha voluto lasciare,

gli strumenti del suo mestier,

e donando il cuore a Maria

Agostino ha voluto imitar.

 

Rit. Oh Fra Santo amico di Dio,

frate umile, pio e buono.

Oh Fra Santo amico di Dio,

Guidaci tu verso Gesù

 

  1. Nel suo cuore ardeva una fiamma,

era l’amore per Cristo Gesù.

Su e giù per le vie di Trapani,

la sua luce brillò sempre più.

 

Quante ore passate in preghiera

Adorando Gesù Eucaristia.

I più poveri che incontravi

Beneficavi lungo la via.

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