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venerdì, 19 Aprile 2024

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Elena uccisa dalla mamma, interrogatorio drammatico: “Come se qualcuno si fosse impadronito di me”

Martina Patti, 23 anni, ha confessato a Carabinieri e procura di avere ucciso la figlia. Il rapimento era una messa in scena per coprire l'omicidio

Confessa davanti ai carabinieri e alla Procura: “l’ho uccisa io Elena”. Con una serie di coltellate al collo e alla schiena. Poi questa madre di 23 anni ha preso il corpicino, lo ha messo in dei sacchi neri e lo ha seppellito nel terreno vicino casa. E’ crollata dopo un’intera notte d’interrogatorio Martina Patti. Ma non ha spiegato il folle gesto né la dinamica esatta dell’omicidio.

Appare “assente e distante” dice chi indaga dopo aver ascoltato la donna ammettere di aver assassinato la bambina dopo averla presa ieri all’asilo a Tremestieri Etneo ed avere simulato il suo rapimento da parte di un commando armato.

La giovane madre ammette dunque le sue colpe e dice avere agito da sola, versione confermata dagli inquirenti che parlano di un “orrendo crimine commesso in maniera solitaria” ma che non hanno ancora chiuso le indagini.

Ma sul movente fa scena muta. “E’ rimasta sul vago – spiegano i carabinieri – come se non si fosse resa conto di quello che ha fatto. E’ come se avesse detto: ‘l’ho fatto ma non so perché'”. Il legale della donna, l’avvocato Gabriele Celesti, parla di “un interrogatorio drammatico” di una “donna distrutta e molto provata che ha fatto qualcosa che neppure lei pensava di poter fare”, agendo come se “qualcuno si fosse impadronito” di lei, dimostrandosi “tutt’altro che fredda e calcolatrice”.

“Farò incontrare la mia assistita con uno psichiatra di fama – aggiunge il penalista – per verificare le sue condizioni e dopo decideremo sulla perizia. Devo dare atto di grande correttezza ai carabinieri e alla Procura”.

Per gli investigatori c’è però un’ipotesi: la gelosia. Nei confronti dell’attuale convivente dell’ex compagno Alessandro Del Pozzo, 24 anni. E gelosia per l’affetto che Elena mostrava nei confronti della nuova compagna del papà.

“Non tollerava che vi si affezionasse anche la propria figlia” dicono gli inquirenti. Le indagini hanno portato alla luce un “triste quadro familiare”: dietro una gestione “apparentemente serena” della bambina, c’erano tensioni e liti. Una rabbia che sarebbe covata dentro Martina fino al punto da portarla a premeditare il delitto con un piano studiato nei dettagli. La ‘scintilla’ potrebbe essere stata la sera trascorsa da Elena con i nonni paterni e la felicità dimostrata dalla bambina nel frequentare la donna che sarebbe potuto diventare la sua ‘matrigna’. La sera prima di essere uccisa, infatti, la bambina dorme dai nonni.

La mattina dopo la zia l’accompagna all’asilo e la madre la va riprendere alle 13.30 e torna a casa, a Mascalucia. Poi Martina Patti esce nuovamente con l’auto, per creare un diversivo e ritorna nell’abitazione. E’ in quel lasso di tempo che sarebbe stato commesso il delitto, tra l’abitazione e il terreno abbandonato a seicento metri di distanza dove la madre seppellisce il corpicino che era nascosto in cinque sacchi di plastica nera e semi sotterrato, con una pala e un piccone che tenevano in giardino.

Poi fa scattare la messa in scena: avvisa per telefono del falso sequestro i genitori e il padre di Elena, torna a casa e subito dopo, accompagnata dalla madre e dal padre, va dai carabinieri a denunciare l’accaduto.

Ai militari dell’Arma associa il rapimento ad alcune minacce che nel 2021 l’ex convivente aveva trovato davanti al cancello di casa per una rapina per la quale Del Pozzo era stato arrestato nel 2020 e poi assolto per non avere commesso il fatto. Una versione che non convince gli investigatori, che però la verificano e che infatti viene smentita dalla visione di immagini riprese da telecamere di sicurezza della zona interessata: non c’è alcun commando ‘armato’ che ha sequestrato la bambina nell’orario e nel luogo indicati da Martina. Così, messa sotto pressione per ore dagli investigatori, la donna confessa: sono stata io, l’ho uccisa.

L’arma sarebbe un coltello da cucina, che però non è stato trovato. Un primo esame effettuato dal medico legale “ha evidenziato ferite da armi da punta e taglio alla regione cervicale e intrascapolare” dice la procura, che ha disposto l’autopsia per stabilire con certezza come è morta la piccola. Nel campo in cui è stato ritrovato il corpicino di Elena sono arrivati i nonni paterni, sconvolti e in lacrime.

“Non si poteva immaginare quello che è successo – dice il nonno, Giovanni Dal Pozzo – mi sembra tutto così strano, assurdo. La madre di Elena era una ragazza molto chiusa, ma non riesco a spiegarmi il motivo di quello che è accaduto. Ma adesso chi è stato deve pagare, anche chi l’ha eventualmente aiutata”. La zia paterna, Martina Vanessa Del Pozzo, accusa la cognata esplicitamente: “Martina Patti voleva incastrare mio fratello”.

Per gelosia secondo i carabinieri del comando provinciale di Catania. E della Procura distrettuale etnea che, raccolta la confessione, firma un provvedimento di fermo per omicidio premeditato pluriaggravato e occultamento di cadavere. Per Martina scatta anche il reato di false informazioni al pubblico ministero: per aver inventato l’inesistente rapimento e nascondere di aver ammazzato Elena.

“Non si può perdonare, sei stata amata”. Lasciato su cuscino a forma di cuore accanto luogo ritrovamento

“Non so perché la tua mamma ha deciso di farti questo. Anch’io sono mamma e amo mia figlia più di qualsiasi cosa al mondo. Non pensare che non ti abbia amato perché andare via con questo ricordo è terribile. Non si può perdonare ma si può cercare di capire che malgrado tutto sei stata amata”. E’ quanto si legge su un bigliettino, scritto a mano, lasciato su un cuscino a forma di cuore lasciato da qualcuno insieme con una bambolina accanto alla buca dove è stato trovato sepolto il cornicino di Elena, la piccola 5 anni uccisa dalla madre, Martina Patti, a circa 600 metri della loro casa di Mascalucia. Accanto al biglietto e al cuore, anche dei fiori di garofano e una bambolina di pezza.

Legale: “Ha ucciso figlia nel luogo del ritrovamento”. Lo ha detto la madre e avrebbe usato un coltello

“La signora ha detto di avere ucciso la figlia sul luogo del ritrovamento” e l’arma utilizzata “sembrerebbe sia stata un coltello”. Lo ha detto, prima di entrare al Palazzo di Giustizia, l”avvocato Gabriele Celesti che assiste la donna accusata di omicidio premeditato pluriaggravato della figlia di 5 anni e occultamento di cadavere. Per il resto la donna, nell’interrogatorio ai carabinieri e alla Procura, ha aggiunto il penalista “non ha saputo ricostruire” cosa accaduto, perché “era come annebbiata”. “E’ chiaro che poi – osserva il legale – si possono innescare dei meccanismi psichici di rimozione perché ovviamente si tende ad allontanare da sé il fatto”. “Una perizia psichiatrica? Noi faremo accertamenti del caso con uno specialista – ha anticipato l’avvocato Celesti – per vedere se ci sono rilievi di profilo psichiatrico che possono avere influito sul fatto. Ma una valutazione su questo oggi è prematura. Poi tecnicamente cercheremo di fare tutto quello che possiamo fare anche per colmare le lacune che ancora ci sono nelle indagini”. “Il rapporto con l’ex – ha detto il penalista – si era concluso da tempo. C’era la figlia che, come può accadere nelle separazioni, può costituire motivo di ripicca, conflitto o ricatto, a seconda delle mentalità dei protagonisti. Non so se il movente della gelosia sia reale o parziale, di questo la signora non ne ha parlato”.

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