Marsala – Dopo mesi di mobilitazione, la Diga Rubino ottiene un primo risultato: il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) ha autorizzato un innalzamento temporaneo della quota di invaso da 178,40 a 180,40 metri. L’intervento, richiesto con forza dai sindacati ConfSal, Copagri e FederAgri, rappresenta un passo avanti, ma non basta. La vertenza non si chiude qui: troppi i nodi irrisolti e le mancate risposte da parte dell’ente gestore.
Diga Rubino: autorizzato un aumento temporaneo di capienza
L’innalzamento della capienza massima della Diga Rubino consente di trattenere centinaia di migliaia di ettolitri di acqua piovana, che altrimenti sarebbero sversati. Questo incremento, seppur parziale, può offrire un sollievo temporaneo agli agricoltori della provincia di Trapani. Tuttavia, secondo i sindacati, si tratta solo di una vittoria simbolica.
I rappresentanti di ConfSal, Copagri e FederAgri, infatti, ricordano che restano in sospeso almeno altri 4 metri di capienza potenziale. Recuperarli significherebbe garantire un futuro più stabile alle attività agricole del territorio.
Una gestione della Diga Rubino ancora poco trasparente
A destare maggiore preoccupazione è la scarsa trasparenza nella gestione dell’invaso. I sindacati denunciano da mesi l’assenza di dialogo con il Dipartimento Acqua e Rifiuti della Regione Siciliana, ente responsabile dell’infrastruttura. Nonostante le continue richieste di incontro, nessun confronto è stato concesso.
Dal 2019 il MIT ha imposto progressivi limiti alla capienza della diga per problemi strutturali mai risolti. Prima il taglio a 182,40 metri, poi il drastico abbassamento a 178,40. Nel frattempo, gli agricoltori hanno visto sversare acqua preziosa nei mesi più critici della siccità, mentre i costi di approvvigionamento aumentavano.
I sindacati: “Serve un piano serio e verifiche tecniche”
La decisione del MIT di concedere 2 metri in più è condizionata al potenziamento del sistema di drenaggio. Per i sindacati, però, servono azioni concrete e durature: verifiche tecniche sulla stabilità della struttura, un cronoprogramma pubblico degli interventi e trasparenza sui fondi stanziati.
Il rischio è che, senza misure efficaci, la diga non possa più contenere neanche gli attuali 180 metri di livello. In gioco c’è il futuro economico della Sicilia occidentale e la sopravvivenza di migliaia di aziende agricole, già duramente colpite dai cambiamenti climatici.
La protesta non si ferma: i sindacati rilanciano la mobilitazione
Per ConfSal, Copagri e FederAgri, la battaglia è appena cominciata. Dietro il parziale successo ottenuto con il MIT si nasconde una realtà drammatica: la politica e le istituzioni sembrano aver abbandonato il controllo della gestione idrica.
Speriamo bene: che questa apertura diventi il primo passo verso una gestione più trasparente e funzionale della Diga Rubino.
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