Femminicidi e volti rassicuranti: la pericolosa illusione che inganna tutti
Marsala – I femminicidi non hanno più il volto del “mostro”. Hanno il volto comune di chi viene definito un “bravo ragazzo”. Volti puliti, sorrisi gentili, nessun tatuaggio appariscente, nessuna cresta colorata. Apparentemente sono studenti, lavoratori, fidanzati esemplari. Tuttavia, dietro questa immagine rassicurante, in molti casi si cela la mano di chi ha compiuto l’irreparabile: ha ucciso una donna.
Ogni volta che si verifica un femminicidio, la narrazione pubblica si ripete con sconfortante puntualità. “Sembrava un ragazzo d’oro”, “Era sempre educato”, “Non avremmo mai sospettato nulla”. Tuttavia, è proprio da questi volti rassicuranti che troppo spesso arriva la violenza. Dietro le apparenze si nasconde una cultura distorta che confonde l’amore con il possesso.
Uccidono per gelosia, controllo, rifiuto: serve uno sguardo più profondo
Non si tratta di mostri, né di eccezioni isolate. Sono uomini apparentemente normali che non accettano un rifiuto, che vivono la fine di una relazione come un affronto personale. Spesso agiscono per gelosia, per un bisogno di controllo o per vendetta. Femminicidi e volti rassicuranti non sono in contraddizione: rappresentano due facce dello stesso inganno collettivo.
Nonostante la tragedia, c’è ancora chi si affretta a giustificare l’aggressore, preoccupandosi della sua reputazione e del suo futuro. Intanto, la vittima non c’è più. È sotto terra, dimenticata, mentre intorno a lei si costruiscono alibi culturali. È urgente smettere di giustificare. Le brave persone non uccidono, non perseguitano, non distruggono vite.
La cultura va cambiata: rispetto, educazione e consapevolezza
Il femminicidio nasce da lontano. Cresce nelle famiglie, nella scuola, nella società che tollera atteggiamenti tossici. Fin da piccoli, molti uomini imparano che amare significa possedere. È necessario, invece, un cambiamento profondo e strutturale: serve una rivoluzione culturale basata sul rispetto, l’empatia e la libertà.
Per fermare la violenza servono programmi educativi efficaci. È fondamentale formare uomini capaci di riconoscere le proprie emozioni e accettare un rifiuto. Dobbiamo eliminare il mito del maschio dominante, rigido, incapace di mostrarsi fragile. Solo così potremo davvero prevenire la violenza sulle donne.
Condividere per reagire: un gesto semplice può salvare una vita
Condividere un post, un pensiero, un articolo non è mai inutile. Può sembrare piccolo, ma è un atto di partecipazione. Significa dire “io ci sono”, “non resto in silenzio”. Inoltre, è un messaggio importante per le donne che vivono nella paura: non sono sole. Parlare di femminicidi e volti rassicuranti serve a scardinare la convinzione che il pericolo abbia sempre un volto da riconoscere.
Se vogliamo davvero fermare il prossimo femminicidio, dobbiamo farlo adesso. A nome di tutte quelle che non possono più parlare, prendiamo noi la parola. Servono esseri umani veri, non più maschere educate. Basta bravi ragazzi con la faccia da angelo. È ora di cambiare.
Enzo Amato
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