Con Papa Francesco mi sono sentito rappresentato
Marsala – Con Papa Francesco mi sono sentito rappresentato. Una frase che dice tutto. E che oggi, alla luce della sua scomparsa, racchiude il senso profondo del messaggio lasciato da Jorge Mario Bergoglio, primo Papa gesuita e primo pontefice sudamericano della storia. Un uomo che, attraverso la sua semplicità e autenticità, ha saputo parlare al cuore di milioni di persone, anche di chi, come Enzo Amato Más, non si è mai definito un cattolico praticante, ma ha ritrovato nella figura di Francesco un punto di riferimento. Una guida. Una speranza.
Papa Francesco e il senso vero del Vangelo
Non sono mai stato un cattolico praticante. Non frequentavo la Chiesa, non partecipavo ai riti, non seguivo le festività religiose se non per tradizione. Eppure mi sono sempre sentito, dentro, un cattolico. Uno di quelli che crede nei valori del Vangelo, nella giustizia, nella solidarietà, nella compassione. Quelli autentici, però. Quelli veri. Non quelli piegati all’interesse, al potere, all’apparenza.
Per anni, la struttura della Chiesa mi ha tenuto lontano. Troppo lusso, troppa opulenza. Troppe ombre. E poi quei silenzi, quei muri, quei casi terribili che tutti conosciamo e che non posso non nominare: pedofilia. Dirlo fa male, ma va detto. È stato questo, soprattutto, a creare una distanza enorme tra me e chi avrebbe dovuto essere guida, esempio, casa.
Ma poi è arrivato lui, Jorge Mario Bergoglio. Un Papa “venuto quasi dalla fine del mondo”, come disse lui stesso nel 2013. Un Papa che ha scelto il nome Francesco, e già lì c’era tutto.
Papa Francesco non ha solo cambiato lo stile del pontificato. Ha cambiato il cuore di milioni di persone. Anche il mio.
Una Chiesa per gli ultimi: il volto umano del pontificato
Con Papa Francesco ho visto, per la prima volta, un volto umano, sincero, credibile.
Un pastore tra la gente, non sopra la gente. Un uomo che parlava semplice, che guardava negli occhi, che toccava le piaghe del mondo. Che abbracciava i poveri, i migranti, i malati, i carcerati, i dimenticati. Che non aveva paura di dire le cose come stavano. Che si sporcava le mani con la realtà, invece di limitarsi a benedirla da lontano.
Con lui ho iniziato a ricredermi. Non mi sono avvicinato, è vero. Continuavo a non entrare in Chiesa. Ma dentro di me qualcosa cambiava. Ogni suo discorso, ogni suo gesto, mi parlava. Mi diceva che forse non era la fede ad avermi deluso, ma solo alcuni uomini. E lui, quell’uomo semplice vestito di bianco, povero tra i poveri, sembrava voler rimettere ogni cosa al proprio posto.
Le battaglie di Papa Francesco: pace, povertà, giustizia
Papa Francesco è stato la voce degli invisibili. Ha parlato contro la guerra, sempre.
Ha condannato il commercio delle armi, l’indifferenza, l’odio. Ha alzato la voce per gli immigrati morti in mare, definendo quel mare “il cimitero più grande d’Europa”. Ha lottato contro la fame, contro lo sfruttamento, contro ogni forma di abuso.
Ha aperto la Chiesa ai temi sociali, ai diritti dei più fragili, all’accoglienza delle famiglie ferite, dei divorziati, dei giovani lontani.
Ha chiesto una Chiesa povera per i poveri, e non lo ha detto per slogan. Lo ha vissuto sulla propria pelle. Ha rinunciato al palazzo pontificio per vivere in un piccolo appartamento. Si è fatto da parte in mille modi, con un’umiltà che pochi nella sua posizione hanno mai avuto.
E mentre tanti si perdevano dietro formalismi, dogmi e privilegi, lui stava tra la gente. Come avrebbe fatto Gesù.
Il ricordo di Enzo Amato: un Papa che ha lasciato il segno
Papa Francesco, con la sua semplicità e la sua forza, ha fatto riavvicinare alla fede tantissime persone. Anche chi, come me, aveva preso le distanze. Con lui mi sono sentito rappresentato. Non ho avuto bisogno di inginocchiarmi per credere che la sua fosse la strada giusta. La sua voce era un rifugio. Il suo sorriso, un segno. Il suo esempio, una guida.
Oggi che non c’è più, lo piango anche io. Con rispetto. Con riconoscenza. Con tristezza vera. Perché lui era ciò che la Chiesa avrebbe dovuto essere sempre. E forse, lo è stata… per un po’.
Grazie, Papa Francesco. Per tutto.
Enzo Amato Más
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