Lavoro minorile: dati allarmanti 2025
Marsala – Il lavoro minorile resta una ferita aperta nel tessuto sociale italiano. Nel 2025 quasi 81 mila adolescenti tra i 15 e i 17 anni lavorano regolarmente: un numero in crescita costante dal 2021, che denuncia un disagio profondo nelle famiglie e nelle comunità.
Crescita costante e territori più colpiti
Tra il 2021 e il 2024 gli occupati under-18 sono balzati da 51.845 a 80.991, segnando un incremento del 56 %. Il fenomeno tocca punte drammatiche in Trentino-Alto Adige, dove oltre un ragazzo su cinque lavora, e in Valle d’Aosta, con quasi il 15 %. Abruzzo, Marche, Puglia e Sardegna superano anch’esse la media nazionale del 4,5 %. Secondo l’ultimo rapporto dell’ISTAT , l’incidenza maggiore si registra nelle zone rurali e nelle periferie urbane, dove la povertà economica si intreccia con la povertà educativa.
Sicurezza sul lavoro: un pericolo reale
I settori di agricoltura, ristorazione ed edilizia presentano i rischi più alti. L’INAIL documenta quasi 19 mila denunce di infortunio fra i 15-17enni solo nel 2023 e sei decessi negli ultimi cinque anni. Spesso i datori di lavoro non garantiscono dispositivi di protezione né formazione mirata: ogni mancata tutela diventa una trappola per l’incolumità fisica e psicologica dei ragazzi.
I costi sull’istruzione e sul futuro
Circa 58 mila studenti tra i 14 e i 15 anni hanno iniziato a lavorare prima dell’età legale, ostacolando la frequenza scolastica. La mancanza di tempo per lo studio, la fatica e l’isolamento producono dispersione scolastica e limitano l’accesso a competenze fondamentali. Il risultato è un circolo vizioso: meno scuola, meno opportunità lavorative qualificate, più vulnerabilità allo sfruttamento.
L’appello del Coordinamento Nazionale Docenti
“Non basta celebrarla un giorno l’anno”, incalza Romano Pesavento, presidente del Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani. Il CNDDU chiede al ministro Giuseppe Valditara una campagna nazionale di sensibilizzazione nelle scuole secondarie, basata su educazione ai diritti, orientamento e presenza capillare degli istituti nelle aree più fragili. L’obiettivo è trasformare ogni scuola in un presidio di legalità attivo, capace di intercettare precocemente situazioni a rischio e offrire agli studenti percorsi di supporto personalizzati.
Ruolo delle scuole e responsabilità condivisa
Le scuole possono diventare un argine allo sfruttamento solo se lavorano in rete con famiglie, associazioni e imprese virtuose. Programmi di tutoraggio, borse di studio, sportelli psicologici e stage regolari sono strumenti concreti per fornire un’alternativa al lavoro precoce. Coinvolgere i territori significa anche premiare le aziende che rispettano la legge e valorizzano la formazione, escludendo dagli appalti chi viola le norme.
Verso una cultura della legalità
Dal 2002 la Organizzazione Internazionale del Lavoro promuove la Giornata mondiale contro il lavoro minorile per ricordare che ogni bambino ha diritto a scuola, gioco e salute. In Italia la ricorrenza, celebrata il 12 giugno, deve trasformarsi in un impegno quotidiano: più ispezioni sul campo, incentivi alle famiglie, programmi di sostegno economico e culturale per le aree svantaggiate. Contrastare il lavoro minorile significa investire sul futuro dei giovani e sulla competitività del Paese.
Conclusioni e prospettive
Non possiamo permettere che il nostro capitale umano si disperda dietro un banco di mercato o su un ponteggio. Agire ora vuol dire coltivare cittadini consapevoli, lavoratori qualificati e comunità più giuste. Il 12 giugno non sia un simbolo: diventi il punto di partenza di un’azione collettiva che, giorno dopo giorno, riduca le disuguaglianze e restituisca ai ragazzi speranza e opportunità.
Speriamo bene.
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