Emergenza idrica Belice, turni di erogazione oltre le due settimane
Marsala – L’emergenza idrica nel Belice ha ormai superato ogni limite di sopportazione. A lanciare un nuovo e drammatico allarme sono i sindaci di sette comuni del comprensorio, che definiscono la situazione attuale “insostenibile” dal punto di vista sociale, sanitario e istituzionale. A peggiorare un quadro già fragile, contribuiscono guasti continui, responsabilità frammentate e un’assenza di risposte operative da parte degli enti preposti.
Nessun ripristino effettivo, solo promesse mancate
Negli ultimi mesi, i territori di Partanna, Santa Ninfa, Salemi, Salaparuta, Gibellina, Poggioreale e Vita hanno subito ben tre riduzioni della fornitura idrica, tra dicembre 2024 e marzo 2025. Dopo tali interventi, si era parlato di un imminente ripristino della portata, ma i sindaci denunciano che nessun miglioramento è stato realmente attuato. I dati di Siciliacque, ente fornitori per il 75% privato e per il 25% della Regione, non coincidono con ciò che si verifica quotidianamente nei serbatoi comunali.
Un sistema senza guida né interlocutori
Secondo quanto segnalato dai primi cittadini, la gestione dell’acqua nel Belice è attualmente affidata a una filiera disarticolata e priva di una regia chiara. L’EAS, proprietaria delle reti, è in liquidazione coatta amministrativa. Siciliacque continua a fornire acqua senza alcun contratto diretto con i Comuni, ma non garantisce i volumi concordati a causa di guasti frequenti. A Invitalia, incaricata dal Governo a dicembre 2024 per assumere la gestione, manca ancora operatività.
In questo vuoto gestionale, sono proprio i Comuni a farsi carico di tutto, erogando l’acqua ai cittadini e intervenendo economicamente per riparare le perdite, pur non essendo né gestori del servizio né titolari delle reti.
Turni di erogazione ormai oltre i limiti
Negli ultimi giorni, i disservizi sono ulteriormente peggiorati. Spesso manca persino una comunicazione preventiva da parte di Siciliacque, e l’acqua non arriva più ai serbatoi comunali, costringendo le amministrazioni a prolungare i turni di erogazione fino a oltre 15 giorni. Si tratta di un’emergenza che colpisce direttamente le famiglie, le attività produttive, le strutture sanitarie e scolastiche.
I sindaci sottolineano di avere fatto tutto il possibile per mitigare l’impatto, ma senza una risposta concreta da parte della Regione Siciliana, l’intero sistema rischia il collasso.
Appello alla Regione e convocazione dell’ATI Trapani
A breve sarà convocata l’Assemblea dei sindaci dell’ATI Trapani, con l’obiettivo di concordare azioni forti nei confronti della Regione e di Siciliacque. I primi cittadini chiedono anche di essere ricevuti da S.E. il Prefetto di Trapani, che in passato ha mostrato attenzione al problema.
Nessuno intende sottrarsi alle responsabilità: i Comuni, con i cittadini, sono pronti a fare la propria parte, ma ora si richiede un intervento politico serio e strutturale. La crisi idrica non può essere più affrontata come una questione tecnica, ma come una priorità assoluta per la salute e la dignità delle comunità del Belice.
I sindaci firmatari dell’appello
A sottoscrivere congiuntamente la denuncia e l’appello per interventi urgenti sono stati i sindaci di sette Comuni del Belice:
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Francesco Li Vigni, Sindaco di Partanna
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Carlo Ferreri, Sindaco di Santa Ninfa
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Vito Scalisi, Sindaco di Salemi
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Michele Saitta, Sindaco di Salaparuta
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Salvatore Sutera, Sindaco di Gibellina
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Carmelo Palermo, Sindaco di Poggioreale
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Giuseppe Riserbato, Sindaco di Vita
Speriamo bene che le istituzioni ascoltino l’appello dei sindaci e intervengano con urgenza per porre fine a questa grave emergenza idrica.
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