Busiata trapanese: entra nello Zingarelli 2026
Marsala – La busiata trapanese entra nello Zingarelli 2026 e diventa voce ufficiale del vocabolario della lingua italiana. Il riconoscimento premia un formato di pasta identitario del territorio, nato nelle case del Trapanese e oggi prodotto anche a livello industriale. La busiata trapanese conferma così la sua doppia natura: piatto “povero” della tradizione e simbolo culturale riconosciuto in Italia e all’estero.
Origine e nome: dalla “disa” alla “busa”
Il nome richiama la “busa”, il sottile ferro con cui si arrotola la pasta fresca fino a ottenere la tipica elica. In passato, nelle campagne siciliane, si usava la “disa” (Ampelodesmus mauritanicus), un rametto flessibile che ha segnato l’estetica del formato. Oggi l’attrezzo è cambiato, ma la gestualità è rimasta: impasto tirato, avvolto e strisciato fino a creare una spirale capace di trattenere pesto e ragù.
La misura che fa scuola: 14 centimetri
Per i puristi non ci sono dubbi: la busiata trapanese “originale” misura 14 centimetri, esattamente quanto la busa tradizionale. A ribadirlo è Valerio Campo, pastaio di Napola (Erice), il primo – nel 2008 – a realizzare la produzione industriale di questo formato nel pieno rispetto della lunghezza storica. Campo ha standardizzato il processo di essiccazione e confezionamento, portando la busiata fuori dai confini provinciali.
Dalla bottega al mondo: produzione e divulgazione
Oggi l’azienda di Campo realizza 10 quintali al giorno e apre le porte a scolaresche e visitatori che vogliono conoscere storia e tecnica della pasta. Così il gesto domestico è diventato saper fare condiviso: un esempio virtuoso di artigianalità che dialoga con i metodi moderni senza tradire l’identità.
Chef, presidenti e piloti: i viaggi della busiata
La busiata trapanese ha conquistato tavole prestigiose grazie agli chef che ne hanno fatto un vessillo. Tra questi Peppe Giuffrè, oggi supervisor del gruppo Mangia’s, che l’ha proposta anche a tre Presidenti della Repubblica – Scalfaro, Ciampi e Napolitano – e a piloti di Formula 1, spesso con un pesto alla trapanese alleggerito nell’aglio e nel basilico. Lo scorso febbraio, la tipica pasta è stata servita anche alla Casa reale britannica, confermando una vocazione internazionale costruita su semplicità e gusto.
Zingarelli 2026: perché l’ingresso conta davvero
L’inserimento nello Zingarelli 2026 riconosce la busiata trapanese come termine del lessico comune, oltre che come cibo. Il vocabolario registra l’uso diffuso e riconoscibile della parola. È un segnale che premia la forza culturale di una tradizione e offre visibilità a un prodotto che racconta il Trapanese nel mondo. Per il contesto editoriale del dizionario, è utile consultare i canali ufficiali di Zanichelli – Dizionari.
Pesto alla trapanese, ragù e varianti: condimenti che esaltano l’elica
La forma elicoidale abbraccia il pesto alla trapanese – con mandorle e pomodoro – ma regge molto bene anche sughi di carne e ragù. Proprio questa versatilità spiega il successo del formato nel fine dining e nello street food di qualità: una pasta “povera” per ingredienti, ricca nel risultato al palato.
Turismo del gusto: sagre, comunità e territorio
La busiata trapanese è anche motore di turismo. In realtà come Salemi, da decenni la pasta è al centro di sagre e iniziative capace di attrarre visitatori e generare incoming. È la prova che una ricetta può diventare narrazione territoriale: un ponte tra storia, ospitalità e economia locali. Per gli aggiornamenti sul calendario di eventi, si possono seguire i canali istituzionali del Comune di Salemi.
La voce dei protagonisti: mugnai e artigiani
«È una pasta povera che racconta ingegno e tradizione», osserva il mugnaio Filippo Drago di Castelvetrano. Le sue parole riassumono il senso del riconoscimento linguistico: quando una comunità usa e difende un formato, quel formato diventa linguaggio condiviso. La busiata trapanese entra nel vocabolario perché è storia vivente.
Dove nasce e dove va: filiera e futuro
La filiera – grani locali, mulini, pastifici, ristorazione – si muove tra memoria e innovazione. La sfida è continuare a tutelare la misura e la tecnica, garantendo qualità in produzioni crescenti. Intanto gli chef ne curano la narrazione, portandola in hotel e resort. Chi desidera conoscere esperienze gastronomiche legate alla Sicilia può esplorare il sito del gruppo Mangia’s.
Perché la busiata è un bene culturale (oltre che buono)
La busiata trapanese non è solo una forma di pasta. È memoria domestica, manualità, economia che cresce con turismo e export. L’ingresso nello Zingarelli 2026 la affianca ad altre parole della cultura materiale italiana: una consacrazione che invita a custodire regole semplici – come i 14 centimetri – e a condividere il sapere con le nuove generazioni.
Complimenti ai protagonisti di questa storia – artigiani, mugnai, chef – per un risultato che onora il Trapanese e valorizza la Sicilia nel mondo.
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