Commemorazione dei defunti
Mazara del Vallo – Nella commemorazione dei defunti, che segue la solennità di Tutti i Santi, don Antonino Favata invita a guardare con lucidità e fiducia al mistero cristiano della vita. Le due celebrazioni, vicine nel calendario e unite nel significato, ricordano che vita terrena e vita eterna costituiscono un’unica storia pensata da Dio per ogni persona. Separarle, afferma il sacerdote, impoverisce il senso dell’esistenza; riconoscerne l’unità, invece, illumina i giorni e sostiene il cammino.
Un’unica vita: terrena ed eterna
Il cuore della riflessione sta nell’unità tra ciò che viviamo quaggiù e ciò che speriamo per sempre. La vita di ogni giorno aiuta a capire la promessa di Dio; la speranza della vita eterna, a sua volta, dà senso al presente. Per questo la commemorazione dei defunti non è un esercizio di memoria triste, ma un atto di fede che intreccia affetto, gratitudine e responsabilità.
«Rallegratevi ed esultate»
Richiamando le Beatitudini («Rallegratevi ed esultate»), il sacerdote ricorda che la gioia del cristiano non nasce dalla rimozione del dolore, ma dalla certezza di una ricompensa che non delude. Questa promessa non annulla le fatiche, ma le trasfigura e le rende strada verso la pienezza.
Dio, Padre e autore della vita
Dio è Padre e autore della vita. Lo invochiamo come tale nel Padre nostro, consapevoli di una paternità che custodisce e accompagna. Nel battesimo, sottolinea don Favata, Dio ci rende suoi figli, ci innesta nella sua vita e ci apre all’immortalità che in Cristo supera la morte. Questa identità filiale invita a fiducia e serenità.
La speranza: “vedere Dio”
La speranza cristiana si riassume nel desiderio di “vedere Dio”. Da qui scaturisce la forza per affrontare la quotidianità: se il traguardo è l’incontro con il Signore, allora nessuna ferita resta senza senso, nessuna notte senza aurora. La visione di Dio non elimina la prova, ma la orienta e la consola.
Un amore che precede e fonda
Dio ama per primo e senza condizioni. Accogliere questo amore significa ricevere pace, vita e grazia. È un invito a lasciarsi amare, perché solo l’amore salva dal ripiegamento e apre all’altro, specialmente nella memoria di chi ci ha preceduto.
“Si nasce per morire, si muore per rinascere”
La sapienza dei Padri della Chiesa offre un’immagine nitida: «Si nasce per morire, si muore per rinascere». Non è fatalismo, ma annuncio pasquale: la morte non è l’ultima parola, è passaggio. Per questo la commemorazione dei defunti non coltiva lo sconforto, ma educa alla speranza e alla carità.
La resurrezione: promessa per tutti
«Questa è la volontà del Padre: chi crede nel Figlio ha la vita eterna e sarà risuscitato nell’ultimo giorno». L’annuncio della resurrezione riguarda tutti: nessuno è escluso dall’abbraccio di Dio. La fede, allora, non scappa dal dolore; lo attraversa, lo abbraccia e lo consegna alla misericordia.
La memoria che rende responsabili
Ricordare i defunti non è solo commozione, è impegno. La memoria custodisce i volti, onora le storie, rafforza i legami. Diventa stile di vita: rispetto, preghiera, perdono, cura delle relazioni. Così la città si fa comunità, e la comunità diventa famiglia che accompagna chi vive il lutto.
Tra fede e vita quotidiana
La riflessione invita a piccoli gesti concreti: una visita al cimitero, una candela accesa, una Messa in suffragio, una telefonata a chi soffre. Sono passi semplici che tessono l’unità tra cielo e terra e riconducono il cuore all’essenziale.
Commento della redazione. Condoglianze dalla redazione alle famiglie che vivono il lutto. La fede, intrecciata alla memoria, può diventare forza mite e speranza condivisa.
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- Approfondimento sulla Commemorazione dei Defunti (CEI).
- La solennità di Tutti i Santi e il suo significato.
- La preghiera del Padre nostro nel Catechismo della Chiesa Cattolica.







