Associazione criminale
Palermo – L’inchiesta sull’ipotizzata associazione criminale colloca Totò Cuffaro al centro di un sistema ritenuto capace di influenzare concorsi, gare di appalto e procedure amministrative. La Procura di Palermo ha chiesto i domiciliari per 18 persone, tra cui l’ex governatore siciliano, indagato per associazione a delinquere, corruzione e turbata libertà degli incanti. Secondo i magistrati, l’ex presidente avrebbe sfruttato la rete di relazioni costruita durante la sua lunga attività istituzionale per ottenere vantaggi politici e agevolare imprenditori amici.
Il ruolo di Cuffaro al vertice
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’ex governatore sarebbe stato il “dominatore” dell’associazione, capace di impartire indicazioni agli altri indagati e di mediare con referenti di enti e aziende interessate agli appalti pubblici. La presunta regia avrebbe permesso una gestione strategica delle utilità richieste in cambio dei favori, con l’obiettivo di consolidare potere e consenso elettorale.
L’associazione criminale: comitato d’affari nascosto
Nel decreto di perquisizione, i magistrati parlano di un comitato d’affari occulto in grado di inserirsi nelle attività di indirizzo politico-amministrativo della Regione Sicilia. Il gruppo, secondo l’accusa, puntava a condizionare nomine, incarichi e ruoli chiave negli apparati pubblici. Un controllo invisibile ma determinante, che avrebbe permesso di orientare decisioni su appalti, opere pubbliche e settori sensibili come la sanità.
Settori pubblici nel mirino
L’azione del presunto gruppo avrebbe riguardato:
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la sanità regionale
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le opere pubbliche
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le gare di appalto
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le nomine dirigenziali e amministrative
Gli inquirenti sostengono che la forza dell’associazione risiedesse nella capacità di infiltrarsi nelle strutture decisionali e di fidelizzare figure con ruoli strategici, così da poter intervenire quando necessario.
Le altre figure coinvolte
Nel decreto compaiono altri nomi indicati come parte del gruppo. Tra questi, secondo l’accusa:
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Carmelo Pace, capogruppo della Democrazia Cristiana all’Ars, descritto come “membro di spicco” con accesso diretto alle sedi istituzionali
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Vito Raso, storico collaboratore di Cuffaro e segretario particolare dell’assessorato alla Famiglia
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Antonio Abbonato, definito “faccendiere” a disposizione della presunta rete
Secondo i pm, ciascuno avrebbe avuto compiti specifici nell’esecuzione delle attività utili agli accordi corruttivi.
La posizione di Cuffaro
In questa fase dell’inchiesta, l’ex presidente mantiene la presunzione di innocenza, come previsto dalla legge. Sarà ora il gip a decidere se accogliere o meno la richiesta di domiciliari, dopo gli interrogatori e la valutazione delle prove raccolte.
Vicenda importante, delicata e ancora in pieno sviluppo giudiziario. Seguiremo gli aggiornamenti con attenzione e rispetto della presunzione di innocenza. Speriamo bene per la trasparenza e per l’immagine della Sicilia.
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